BANDO GESTIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI, MARCELLO (PDL): LE SCUOLE DI CALCIO STORICHE, CIVIVO ANTE LITTERAM, SNOBBATE DAL COMUNE
A Rimini quasi tutti i campi da calcio “sono dei ‘terreni incolti’ che solo grazie alla cura e alla dedizione di tanti volontari riuscivano e riusciranno forse a essere praticabili. Quando esistono, degli spogliatoi, spesso opera di volontariato con tettoie, gazebi, infermerie e bagni. Spesso gli impianti elettrici e idraulici, lasciano a desiderare”. E’ da ottobre che cerca di parlarne, ma l’interrogazione non è mai andata in consiglio. Adesso il consigliere Nicola Marcello (Pdl) ci riprova sulla scia dei problemi dati dal bando per la gestione degli impianti e dall’esito. “Mi domando se questa amministrazione è cosciente dell’inadeguatezza di certe strutture messe a bando e aggiudicate”.
Secondo il consigliere perché la questione ritorni in binari per lo meno accettabili è necessario, da un lato che “maggior parte delle strutture per il calcio sia affidata alle varie società cittadine di scuole calcio riconosciute dalla Federazione attraverso un percorso storico, culturale e sociale per un periodo congruo di anni in modo da poter apportare migliorie e cura in esse” e, dall’altro, mettere in chiaro “che i costi e le tariffe per le famiglie anche presso strutture in regime di sub-affitto dalla Società Delfini (formata peraltro da persone serie e preparate) non devono essere soggetti a variazioni oltre l'indice Istat e siano controllati annualmente da apposita commissione comunale per lo Sport peraltro esistente e mai riunitasi fin adesso”.
Rispetto al bando e alle sue aspettative, Marcello fa le sue considerazioni. Se, per esempio, si fosse tenuta nella giusta considerazione, con un punteggio maggiorato, “la gestione storica di certe strutture considerato che, tutto avveniva spesso in modo volontario o quasi (erano dei CiViVO ante-litteram)”, realtà che a Rimini si ritrovano “con la canna alla gola”, se ne sarebbe salvaguardata la funzione di “centri di aggregazione delle famiglie, dei ragazzini e dei loro amici. Ritrovi in cui trovavano tutto, non solo il pallone, ma anche il luogo per la festa di compleanno, per completare i compiti e per uno pseudo-centro estivo non pagato, ma di fatto efficace”.
Altra considerazione. Per "evitare fenomeni alla Abramovic", si sarebbe potuto inserire un limite affinché “trattandosi comunque di bandi omologhi, un concorrente, non se ne potesse aggiudicare più di uno o massimo due”.
Sulla questione del turismo sportivo. “Il connubio e la simbiosi tra sport e turismo penso che si debbano creare al momento e non si possano preconfezionare come voi immaginavate. La ati (associazioni temporanee d’impresa) o l’albergatore di turno avrebbero potuto comunque entrare nel direttivo societario e fare turismo e impresa a latere dello sport come da sempre e dappertutto avviene (si vedano gli esempi del trofeo ‘Pecci’ a Bellaria o iniziative simili a ‘Pasqua a Cattolica’)”.
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